di Mattia Argiolas
Cagliari - 14 dicembre, ore 9:00 piazza Garibaldi.
Cagliari - 14 dicembre, ore 9:00 piazza Garibaldi.
Questo è l’appuntamento per la manifestazione contro il DDL S.1905, noto come “Riforma Gelmini”, che dopo l’approvazione alla Camera, tornerà al Senato per la votazione finale.
Un appuntamento per tutti gli studenti universitari, delle scuole superiori e per la prima volta, in un corteo separato che si unirà a noi in via Roma, studenti delle scuole medie.
Appena arrivato in piazza, noto con estremo piacere che alla manifestazione partecipano anche gli operai della Rockwool e il Movimento Pastori Sardi; si, perché l’università e le sue riforme non riguardano soltanto gli studenti universitari, i ricercatori e i professori, cosi come le decisioni riguardanti la produzione delle industrie non riguardano solo gli operai.
Appena arrivato in piazza, noto con estremo piacere che alla manifestazione partecipano anche gli operai della Rockwool e il Movimento Pastori Sardi; si, perché l’università e le sue riforme non riguardano soltanto gli studenti universitari, i ricercatori e i professori, cosi come le decisioni riguardanti la produzione delle industrie non riguardano solo gli operai.
Foto di Claudia Corrias |
Dopo circa quaranta minuti, la testa del corteo guidata dagli studenti che fanno parte del gruppo “Unica 2.0”, inizia a muovere i primi passi e imbocca via Sonnino. Il percorso è ormai ben conosciuto, da qui si passa in via 20 settembre per entrare poi in via Roma.
Il corteo si snoda come un lungo serpentone annunciato dal suono dei fischietti e dei tamburi.
Lo scopo è solo uno: far sentire la nostra voce, la nostra presenza, il nostro interesse per il diritto allo studio.
Qualcuno potrà dire, o magari è già stato detto << voi universitari, se siete veramente interessati allo studio dovreste stare in biblioteca sui libri!>>. La risposta che è emersa oggi, parlando con vari ragazzi si può riassumere cosi: <<è vero, oggi potremmo stare al caldo seduti in aula a seguire una lezione. Ma non possiamo rischiare di stare a casa domani perché non possiamo far fronte alle spese universitarie! Noi abbiamo preferito scendere in piazza oggi per assicurarci la lezione di domani!>>.
Lo scopo è solo uno: far sentire la nostra voce, la nostra presenza, il nostro interesse per il diritto allo studio.
Qualcuno potrà dire, o magari è già stato detto << voi universitari, se siete veramente interessati allo studio dovreste stare in biblioteca sui libri!>>. La risposta che è emersa oggi, parlando con vari ragazzi si può riassumere cosi: <<è vero, oggi potremmo stare al caldo seduti in aula a seguire una lezione. Ma non possiamo rischiare di stare a casa domani perché non possiamo far fronte alle spese universitarie! Noi abbiamo preferito scendere in piazza oggi per assicurarci la lezione di domani!>>.
Dietro gli studenti di “unica 2.0” accompagnati dai loro grandi palloni colorati, ci sono gli altri gruppi delle varie associazioni studentesche, e i tantissimi ragazzi provenienti dalle scuole superiori del cagliaritano.
Insieme al suono delle trombette e dei fischietti spuntano i vari striscioni: quello dei ricercatori che chiedono trasparenza e qualità nelle loro graduatorie; un altro riproduce il volto di Gramsci accompagnato da una sua citazione “Istruitevi, perché avremmo bisogno di tutta la vostra intelligenza”; si creano anche alcune simpatiche coreografie con tutto il corteo seduto per terra e delle pause alternate ad alcuni metri percorsi di corsa, quasi come un gruppo che parte all’assalto.
Alle 11 e 30 circa, dopo quasi due ore, il corteo arriva all’incrocio col largo Carlo Felice, dopo essere passato, non certo in silenzio, davanti al palazzo della Regione Sardegna. Qui il percorso non è quello che mi aspettavo e che solitamente si percorre per arrivare in piazza del Carmine: non andiamo dritti passando davanti al comune e alla stazione, ma giriamo a destra, salendo per qualche metro nel largo Carlo Felice e passando poi dietro al palazzo comunale.
A un certo punto il mio sguardo è attratto sulla destra.
Stiamo passando davanti a una scuola elementare, dove i bambini sono seduti sui loro piccoli banchi. Giustamente, loro non sanno perché tutti quei ragazzi tra i 15 e 26 anni, stanno camminando in strada con un lenzuolo pieno di scritte colorate, un palloncino e un fischietto.
Stiamo passando davanti a una scuola elementare, dove i bambini sono seduti sui loro piccoli banchi. Giustamente, loro non sanno perché tutti quei ragazzi tra i 15 e 26 anni, stanno camminando in strada con un lenzuolo pieno di scritte colorate, un palloncino e un fischietto.
Un bambino ci saluta e tutto il corteo si gira per rispondere alla manina che spunta alla finestra.
In quel momento ho capito veramente perché mi trovavo in mezzo a quel corteo.
Noi tra qualche anno, (qualcuno tra qualche mese), discuteremo una tesi in 10 minuti e usciremo dall’università. Il nostro percorso di studi in grossa parte l’abbiamo compiuto, ma tutti quelli che ora iniziano questo percorso dovranno affrontarlo con le strade che questa riforma vuol cambiare e dissestare.
Noi tra qualche anno, (qualcuno tra qualche mese), discuteremo una tesi in 10 minuti e usciremo dall’università. Il nostro percorso di studi in grossa parte l’abbiamo compiuto, ma tutti quelli che ora iniziano questo percorso dovranno affrontarlo con le strade che questa riforma vuol cambiare e dissestare.
Se allora, noi eravamo in piazza per tutti quei ragazzi che iniziano oggi il loro percorso didattico, gli operai che ho notato e di cui ho parlato all’inizio del diario di questa giornata, erano lì anche per noi, che questo percorso lo stiamo per finire e stiamo per intraprendere quello nel mondo lavorativo.
Tutti noi dobbiamo garantirci ma soprattutto garantire un futuro.
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