di Gabriella Masala (portavoce cittadina SEL Iglesias - Circolo XI Maggio)
I tagli sistematici operati sulla scuola pubblica hanno raggiunto proporzioni tali da non poterne più sopportare gli effetti ela Sardegna registra percentuali tra le più alte in Italia.
I tagli sistematici operati sulla scuola pubblica hanno raggiunto proporzioni tali da non poterne più sopportare gli effetti e
L’ impoverimento del percorso formativo-educativo delle nuove generazioni è diventato sempre più palese.
Nell’arco dell’ultimo triennio si sono persi in Sardegna 5.000 posti e ulteriori 1300 sono previsti nel prossimo biennio. Il D.L. n. 98 del 6 luglio 2011, prevede che la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di I grado siano aggregate in istituti comprensivi che per acquisire l’autonomia devono essere costituiti con almeno 1000 alunni, ridotti a 500 per le istituzioni site in piccole isole o nei comuni montani.
Nei casi in cui il numero degli alunni dovesse essere inferiore a 500 la scuola, anche se autonoma, sarà affidata ad un reggente. Ciò significa che ben 168 scuole nella regione saranno affidate ad un reggente con pesanti ricadute sul piano organizzativo e occupazionale.
Il 90% delle scuole del territorio del sulcis-iglesiente rimarranno prive di una dirigenza stabile.
Entro 12 mesi dall’entrata in vigore della manovra verrà emanato un decreto sui percorsi di istruzione e formazione professionale per renderli coerenti alle modifiche ordinamentali del sistema di istruzione della secondaria superiore. Si tratta di un ulteriore passo verso la creazione di un sistema alternativo alla scuola pubblica, utilizzato per adempiere all’obbligo formativo fuori dal sistema di istruzione.
Nella scuola dell’obbligo sarda, non tenendo in alcun conto le legittime richieste provenienti dalle famiglie che chiedono un tempo scuola più lungo, il tempo pieno e il tempo prolungato sono esperienze didattiche quasi rare. Nella scuola superiore si è ridotto il tempo scuola di cinque/sette ore settimanali di lezione attraverso il taglio sui corsi sperimentali.
In questo clima emergenziale, le amministrazioni locali sempre più si sono risolte ad assumere un ruolo sostitutivo dell’intervento dello Stato anziché di sussidiarietà, sottraendo ingenti risorse all’attivazione di progetti di arricchimento dell’offerta formativa e di azioni positive volte al contenimento del fenomeno della dispersione scolastica.
Il Consiglio Comunale respinga con forza i tagli operati nelle scuole cittadine che si traducono nello svilimento dell’azione educativa che la scuola esplica e solleciti il presidente e la Giunta Regionale a farsi interprete del sentimento di indignazione e di protesta manifestata dalla popolazione sarda invitando l’USR a desistere dallo scellerato obiettivo di impoverire ulteriormente la scuola sarda, con meri provvedimenti ragionieristici che mal si coniugano con la necessità primaria di un paese civile: il diritto all’istruzione, strumento fondamentale per vivere il mondo.
Si chieda al Presidente Cappellacci che, con procedura d’urgenza apra una vertenza nei confronti dell’ l’USR e del MIUR, ribadisca la capacità autonomistica della nostra isola assicurando una coerente ed efficace partecipazione ai programmi e ai percorsi scolastici per la valorizzazione della lingua e delle tradizioni del popolo sardo, nonché la salvaguardia delle peculiarità insulari. Che difenda, ad oltranza e senza indugio alcuno, il diritto all’istruzione e al mantenimento dei posti di lavoro della scuola sarda.
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