lunedì 16 aprile 2012

IGLESIAS UN PARADISO FISCALE? OPINABILE.

di MARTA TESTA

Molto ci sarebbe da dire circa l’articolo dell’Unione Sarda del 15/04 che definisce Iglesias “quasi un paradiso fiscale”, così come molto si potrebbe dire sulla soddisfazione espressa dall’amministrazione comunale per il dato diffuso dalla CGIA di Mestre circa la pressione tributaria locale procapite nei comuni capoluogo di provincia.

In realtà, più che rallegrarsi, dando uno sguardo d’insieme all’articolazione dei dati, ci si dovrebbe allarmare. E la ragione dell’allarme è data dal fatto che, considerato che il nostro sistema fiscale è basato sul principio della progressività, nelle realtà dove si versano più tasse i livelli di reddito sono mediamente più elevati, mentre, viceversa, dove si pagano meno tasse, i livelli di reddito sono mediamente più bassi. Ecco dunque facilmente spiegato il motivo per cui Iglesias è tra i comuni che hanno l’importo di tasse procapite versate dai contribuenti più basso. Iglesias sta a fondo classifica perché è un comune molto povero.
Peraltro, i dati possono essere letti e interpretati in un’altra prospettiva.
Considerato che la pressione fiscale locale è stata determinata sommando tre componenti, pressione tributaria comunale, pressione tributaria provinciale e pressione tributaria regionale, osservando il peso che ciascuna di queste componenti ha nella somma finale, emergono due osservazioni:


1) ad Iglesias la pressione fiscale comunale nel 2011 pesa il 33,6%, contro la media del 31,5% del paese, dato che riporta il comune di Iglesias ad una posizione di "centro classifica" con una percentuale di pressione tributaria comunale superiore addirittura a quella di comuni come Milano e Torino;


2) il peso della pressione fiscale comunale dal 2010 al 2011, passando dal 31,6% al 33,6%, è aumentato.


Peraltro, come preannuncia lo stesso studio, il peggio per gli italiani, e quindi anche per gli iglesienti, deve ancora arrivare. Le stime fatte dalla CGIA di Mestre sono “una fotografia riferita al 2011, vale a dire immediatamente precedente alla “raffica” di aumenti che si è scatenata nel corso dell’anno con le due manovre d’estate approvate dal Governo Berlusconi (Dl 98/2011 e Dl 138/2011) e con il decreto “salva Italia” (Dl 201/2011)”.

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